Iniziamo dalla copertina
L'immagine in copertina è un particolare tratto da “Le tre età della donna”, dipinto a olio su tela realizzato nel 1905 dal celebre pittore austriaco Gustav Klimt (1862-1918), conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
L’autore fu uno dei massimi esponenti della Secessione viennese, il movimento artistico che introdusse in Austria le novità stilistiche dell’Art Nouveau.
L’opera propone una rivisitazione in chiave allegorica delle tre fasi della vita femminile: infanzia, maternità e vecchiaia.
Immagine scaricata dal sito Wikipedia
L'opera d'arte mostrata in questa immagine e la sua riproduzione fotografica sono nel pubblico dominio in tutto il mondo. La riproduzione è parte della collezione di riproduzioni stilata dal The Yorck Project. Il copyright di tale collezione nel suo complesso è della Zenodot Verlagsgesellschaft mbH e licenziato secondo i termini della GNU Free Documentation License.
Si era innamorata di Vincent Van Gogh, appassionandosi alla sua travagliata vicenda umana e artistica. Si era incantata a contemplare le riproduzioni delle opere di Edgar Degas, che aveva fissato per sempre sulla tela le sue dolcissime ballerine, ritratte in pose aggraziate, rendendole immortali.
Era stata rapita dai capolavori di Claude Monet. Aveva sognato di passeggiare immersa nel verde lussureggiante dei giardini di Giverny, nella Francia del nord, sulle sponde del laghetto costellato di ninfee, o lungo il fiume ad Argenteuil, dove l’artista dipingeva en plein air sul suo atelier galleggiante.
Solo più tardi aveva scoperto le opere art nouveau di Gustav Klimt, l’artista austriaco che, ispirato dal fulgore dei mosaici ravennati, aveva composto opere straordinarie, tra cui “L’Abbraccio” e “Il Bacio”, che Anna riteneva esprimessero la quintessenza dell’amore appassionato fra un uomo e una donna.
Tutte queste cose Anna le aveva raccontate a Marco quel giorno, camminando per la città, mentre lui l’ascoltava attentamente, quasi rapito egli stesso. Non tanto dall’argomento in sé, ma per il fatto che, per una volta e alquanto inaspettatamente, lei gli stava aprendo il suo cuore. Gli parlava d’arte, dei suoi studi, ma intanto era come se avesse aperto una finestra sulla sua anima gentile. Era una cosa che lo affascinava ben più di un dipinto.
Tutte queste cose Anna le aveva raccontate a Marco quel giorno, camminando per la città, mentre lui l’ascoltava attentamente, quasi rapito egli stesso. Non tanto dall’argomento in sé, ma per il fatto che, per una volta e alquanto inaspettatamente, lei gli stava aprendo il suo cuore. Gli parlava d’arte, dei suoi studi, ma intanto era come se avesse aperto una finestra sulla sua anima gentile. Era una cosa che lo affascinava ben più di un dipinto.
(estratto dal romanzo "La nostra età dell'oro")
Ed eccovi una carrellata dei dipinti amati da Anna:
L'opera d'arte mostrata in questa immagine e la sua riproduzione fotografica sono nel pubblico dominio in tutto il mondo. La riproduzione è parte della collezione di riproduzioni stilata dal The Yorck Project. Il copyright di tale collezione nel suo complesso è della Zenodot Verlagsgesellschaft mbH e licenziato secondo i termini della GNU Free Documentation License.
I girasoli sono uno dei soggetti più celebri di Van Gogh, nonché uno dei suoi preferiti. Tra i vari dipinti, ci sono tre versioni simili con quindici girasoli in un vaso, e due con dodici fiori in un vaso.
Van Gogh dipinse il primo Vaso con dodici girasoli, che ora si trova alla e Neue Pinakothek di Monaco, in Germania, il primo Vaso con quindici girasoli, che ora è alla National Gallery di Londra, nell'agosto del 1888, durante la sua permanenza ad Arles, nel sud della Francia. Gli altri dipinti furono realizzati nel gennaio dell'anno successivo. Le tele misurano tutte di 93 × 72 cm.
Van Gogh iniziò a dipingere questi quadri a fine estate del 1888 e continuò durante l'anno successivo. Uno di essi andò a rallegrare la stanza dell'amico Paul Gauguin. I dipinti mostrano i girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo all'appassimento. Furono innovativi per l'uso dell'intero spettro giallo, anche grazie all'invenzione di un nuovo pigmento.
Uno dei girasoli è stato venduto all'asta per 53,9 milioni di dollari l'11 novembre 1987, diventando uno dei dipinti più quotati al mondo.
Van Gogh dipinse il primo Vaso con dodici girasoli, che ora si trova alla e Neue Pinakothek di Monaco, in Germania, il primo Vaso con quindici girasoli, che ora è alla National Gallery di Londra, nell'agosto del 1888, durante la sua permanenza ad Arles, nel sud della Francia. Gli altri dipinti furono realizzati nel gennaio dell'anno successivo. Le tele misurano tutte di 93 × 72 cm.
Van Gogh iniziò a dipingere questi quadri a fine estate del 1888 e continuò durante l'anno successivo. Uno di essi andò a rallegrare la stanza dell'amico Paul Gauguin. I dipinti mostrano i girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo all'appassimento. Furono innovativi per l'uso dell'intero spettro giallo, anche grazie all'invenzione di un nuovo pigmento.
Uno dei girasoli è stato venduto all'asta per 53,9 milioni di dollari l'11 novembre 1987, diventando uno dei dipinti più quotati al mondo.
![]() |
Edgar Degas: Prova di balletto (1874-1877) |
Prova di balletto è un dipinto di cm 54,8 x 83,8 realizzato tra il 1874 ed il 1877 dal pittore francese Edgar Degas. È conservato alla Burrell Collection di Glasgow.
La danza è un soggetto che segnerà indelebilmente la carriera di Degas. Egli era ammirato da quelle ballerine che illuminavano la scena. Erano, per lui, come stelle dalle quali lo sguardo non poteva staccarsi. Le dipingeva mentre si preparavano, dietro le quinte e durante le loro esibizioni. Degas andava sul posto per rappresentare al meglio i minimi dettagli. Ed è per questo che i suoi quadri sono così toccanti.
La danza è un soggetto che segnerà indelebilmente la carriera di Degas. Egli era ammirato da quelle ballerine che illuminavano la scena. Erano, per lui, come stelle dalle quali lo sguardo non poteva staccarsi. Le dipingeva mentre si preparavano, dietro le quinte e durante le loro esibizioni. Degas andava sul posto per rappresentare al meglio i minimi dettagli. Ed è per questo che i suoi quadri sono così toccanti.
![]() |
Claude Monet - Le Ninfee |
Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) è stato un pittore francese, padre dell'Impressionismo.
Nel marzo 1883 si trasferisce a Giverny, in Normandia, affittando un casolare alla confluenza del fiume Epte con la Senna: organizza un giardino e costruisce un hangar per le sue barche che utilizza per dipingere sull'acqua. Nel 1892 ormai ricco, acquista la casa di Giverny e la ristruttura creando il famoso stagno dove coltiverà le ninfee.
Sempre più indifferente al soggetto, Monet non si preoccupa che le forme siano anche elementari purché gli diano occasione di manifestare il suo interesse per l'irradiazione della luce.
Nel 1920 Monet offre allo Stato francese dodici grandi tele di Ninfee, lunga ciascuna circa quattro metri, che verranno sistemate nel 1927 in due sale dell'Orangerie delle Tuileries; altre tele di analogo soggetto saranno raccolte nel Musée Marmottan.
Condannate come un grave errore artistico dal Venturi, sono esaltate da Cesare Brandi, che vede in esse "il quadro da mostrare a chi ricerca il soggetto, il messaggio, la comunicazione: il quadro che fa capire cos'è la pittura o, se non si capisce, la fa ignorare per sempre [...] si assiste come a una continua partenza, quasi le ninfee salissero vorticosamente al cielo sboccando in pioggia di stelle come i bengala. Ed esse sono là, nel languore esaltato di quell'acqua torbida e purissima, in cui nascono di volta in volta i colori più squillanti della tavolozza più ricca che sia mai esistita".
Sempre più indifferente al soggetto, Monet non si preoccupa che le forme siano anche elementari purché gli diano occasione di manifestare il suo interesse per l'irradiazione della luce.
Nel 1920 Monet offre allo Stato francese dodici grandi tele di Ninfee, lunga ciascuna circa quattro metri, che verranno sistemate nel 1927 in due sale dell'Orangerie delle Tuileries; altre tele di analogo soggetto saranno raccolte nel Musée Marmottan.
Condannate come un grave errore artistico dal Venturi, sono esaltate da Cesare Brandi, che vede in esse "il quadro da mostrare a chi ricerca il soggetto, il messaggio, la comunicazione: il quadro che fa capire cos'è la pittura o, se non si capisce, la fa ignorare per sempre [...] si assiste come a una continua partenza, quasi le ninfee salissero vorticosamente al cielo sboccando in pioggia di stelle come i bengala. Ed esse sono là, nel languore esaltato di quell'acqua torbida e purissima, in cui nascono di volta in volta i colori più squillanti della tavolozza più ricca che sia mai esistita".
![]() |
Fregio Stoclet:
L’albero della vita
L'Abbraccio
(1905-09)
|
L’albero della vita costituisce il motivo centrale del fregio Stoclet (1905-09).
Nel 1905 l' industriale belga Adolphe Stoclet affida a Klimt l' allestimento di una nuova residenza a Bruxelles. Il fregio che Klimt disegna per la sala da pranzo viene realizzato, dietro sue precise indicazioni, dagli artigiani della Wiener Werkstätte. Si tratta di un mosaico di marmi, pietre dure, maioliche e corallo. L'opera è composta da tre pannelli : il motivo centrale è L'albero della vita, è il simbolo che unifica tutti i temi a lui cari, dai motivi floreali alla figura femminile, dalla morte della vegetazione alla rinascita attraverso il ciclo delle stagioni. Nelle figure del Fregio Stoclet vi è il contrasto, tipico del “periodo d’oro” di Klimt, tra il trattamento naturalistico dei volti e delle braccia e l’astratto appiattimento decorativo delle vesti.
Tra i rami dorati dell'albero della vita una fanciulla attende l’amato, cui infine si ricongiunge appassionatamente. L'abbraccio si realizza nella coppia abbracciata che prelude al Bacio, che rappresenta la riconciliazione tra i due sessi, l'oro forma un'aureola intorno alla coppia che conferisce al dipinto un carattere di grande preziosità.
Tra i rami dorati dell'albero della vita una fanciulla attende l’amato, cui infine si ricongiunge appassionatamente. L'abbraccio si realizza nella coppia abbracciata che prelude al Bacio, che rappresenta la riconciliazione tra i due sessi, l'oro forma un'aureola intorno alla coppia che conferisce al dipinto un carattere di grande preziosità.
E adesso stava lì, di nuovo di fronte a lei, con lo stesso sorriso di allora. Ma ora erano soli, a casa sua. Il mondo fuori impazziva, affaccendato a rincorrere le mille incombenze di un normale sabato pomeriggio, mentre loro erano lì a contemplare il famoso Bacio di Klimt.
Il dipinto originale era custodito al Museo del Belvedere di Vienna, che si trova in posizione decentrata rispetto agli altri musei e monumenti cittadini, ma in tutti i negozi di souvenir della città si potevano trovare gadget che lo riproducevano. Marco si era recato nella capitale austriaca per motivi di lavoro, dunque non aveva avuto altro che il tempo per una breve passeggiata in centro, ma era capitato nei pressi di un altro famoso museo, e lì aveva trovato il regalo perfetto per Anna. Si trattava di una stampa artistica molto ben fatta, che riproduceva con colori brillanti il ridondante uso dell’oro dell’opera originale.
(estratto dal romanzo "La nostra età dell'oro")
![]() |
Gustav Klimt Il Bacio (1907-1908) Vienna - Osterreichische Galerie Belvedere |
Il dipinto è l’opera più famosa di Klimt e anche maggiormente diffusa attraverso riproduzioni di ogni tipo. Appartiene a una fase della produzione klimtiana chiamata ‘‘periodo d’oro’’, perché l’artista fece allora un uso particolarmente intenso di colori dorati e di oro a foglie.
All'interno di un tema più volte ripetuto, il Bacio può rappresentare il punto di arrivo dell'unione perfetta, simbolica di uomo-donna.
L’andamento delle linee, curve o spigolose, esprimono rispettivamente la morbidezza femminile e il rigore maschile. La coppia si struttura su uno schema piramidale (ricordo classico da cui l’autore ha preso spunto in una visita a Ravenna ai mosaici bizantini), ambientato su uno sfondo dorato che assume una prevalenza inedita e assoluta, funzionale ad accogliere e racchiudere il momento estatico dell’amore. Quello dell’autore è uno stile bidimensionale dove si fondono elementi naturali, geometrici e astratti.
La donna risulta completamente dedita e abbandonata all’uomo, mentre quest’ultimo è proteso in avanti in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti della persona amata. L’equilibrio della loro unione è allo stesso tempo perfetto e precario, armonico e inquieto, specchio di un’epoca sospesa tra illusioni e certezze, dove l’amore sembra l’unico baluardo in cui rifugiarsi.
Isolati dal mondo in un abbraccio che è fusione sensuale e spirituale, i due amanti del dipinto celebrano il trionfo del potere dell’eros.
Anna tolse il tappo che la sigillava e ne estrasse il contenuto per esaminarlo, cercando di svolgere i rotoli senza danneggiarli.
Si trattava di riproduzioni di alcune delle opere dipinte da Vincent Van Gogh fra il 1888 e il 1890, durante il suo soggiorno in Provenza. Con la sua pennellata inimitabile il grande maestro olandese aveva creato capolavori che rendevano unici e immortali alcuni semplici e comuni soggetti: un pesco in piena fioritura, un ramo di mandorlo in fiore, alcune barche da pesca, tirate in secco sulla spiaggia di Saintes-Maries-de-la-Mer, gli iris nel giardino della casa di cura di Saint-Rémy.
«Sono bellissimi, proprio ciò che desideravo» esclamò con foga, contemplando quella gioiosa esplosione di colori.
(estratto dal romanzo "La nostra età dell'oro")
![]() |
Peschi in fiore, “Souvenir de Mauve” Marzo 1888 Olio su tela; cm 73 x 59,5 Otterlo, Rijksmuseum Kröller-Müller |
Il quadro con i peschi in fiore era già realizzato quando Van Gogh ricevette dalla sorella, verso il 30 marzo, un articolo che ricordava il pittore Anton Mauve, morto poco tempo prima, primo maestro di Van Gogh. Scrisse al fratello Theo: «Un non so che mi ha preso e mi ha stretto la gola dall’emozione, e ho scritto sul mio quadro “Souvenir de Mauve, Vincent & Theo” e se sei d’accordo lo manderemo a Madame Mauve da parte nostra». Per dare un’impressione al fratello del quadro dedicato a Mauve gli mandò un acquerello (Albero di pesco in fiore). Del quadro dedicato a Mauve fece una copia, di cui non fu completamente soddisfatto. Questo quadro doveva essere la parte centrale di un trittico, che egli descrive a Theo nella lettera 477, corredando il testo di uno schizzo: il trittico era composto, oltre che dal pesco rosa, dal Frutteto rosa e dal Frutteto bianco.
![]() |
Vincent Van Gogh Ramo di mandorlo in fiore (1890) |
Questa immagine (o altro file multimediale) è nel pubblico dominio perché il relativo copyright è scaduto. Questo si applica all'Australia, all'Unione europea e a tutti i Paesi in cui il copyright ha una durata di 70 anni dopo la morte dell'autore.
La tela fu un regalo che lo stesso pittore fece al fratello Theo per la nascita del figlioletto, di nome Vincent Willem.
Ramo di mandorlo in fiore è un dipinto a olio su tela di cm 73.5 x 92 realizzato da Vincent Van Gogh a Saint Rémy nel 1890.
L'opera è la rappresentazione di un ramo di mandorlo fiorito, dai petali bianchi, quasi perlacei, che si stagliano in un cielo blu, dalle sfumature turchesi. Come simbolo di vita, Van Gogh scelse i rami del mandorlo, uno dei primi alberi in fiore che, nel soleggiato sud, in quel febbraio annunciava l'imminente primavera. L'opera fu sicuramente ispirata dalle stampe giapponesi, probabilmente la prima di una serie che Vincent non riuscì a terminare perché sconvolto da una crisi.
Il quadro oggi è esposto al Van Gogh Museum di Amsterdam nella sezione 1889-90 Saint Rémy.
![]() |
Barche di pescatori sulla spiaggia Saintes-Maries-de-la-Mer (Giugno 1888) Olio su tela; cm 65 x 81,5 Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van Gogh |
Vincent vide il Mediterraneo una sola volta, a Saintes-Maries-de-la-Mer, un villaggio della Provenza mèta di un ritrovo annuale di zingari. Van Gogh era partito in diligenza da Arles alle sette del mattino del 30 maggio 1888 e a mezzogiorno era nel piccolo paese. Vi rimase cinque giorni e in una lettera a Bernard così descrisse il luogo: «Sulla spiaggia perfettamente piatta, sabbiosa, piccole barche - verdi, rosso, blu - talmente graziose come forma e colore da far pensare a dei fiori». E così lo fissa in un disegno indicato come “Souvenir” e nel dipinto dai colori intensi e dalle linee decise, nitido come una stampa giapponese.
Van Gogh dipinse Gli Iris durante il suo ricovero all’ospedale di Saint-Rémy-de-Provence, nell’ultimo anno della sua vita.
Nel 1987 Gli Iris divenne il dipinto più quotato al mondo, detenendo il primato per due anni e mezzo. Attualmente, ignorando gli effetti dell’inflazione, è classificato al 25° posto nella lista dei dipinti più quotati.
Nessun commento:
Posta un commento